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Ostia, ragazza assediata dallo stalker

I foglietti lasciati con il numero della giovane sulle auto in sosta per segnalare il falso danno: «Poi mi citofonano la sera appena rientrata a casa, sono perseguitata»

«Ho paura a uscire la sera, è come avere un’ombra oscura che ti segue». È una ragazza di vent’anni la protagonista del giallo dei bigliettini di Ostia. Una storia che con leggerezza sarebbe facile derubricare a scherzo. Ma non c’è nulla da ridere, perché si tratta di molestie e persecuzione. Inizia così. Ignari cittadini si trovano un foglietto incastrato nel tergicristallo. È bianco, piccolo, piegato in due. Il primo pensiero è: sarà una multa. Una volta aperto si scopre un atto di presunta educazione. Poche righe, in stampatello: «scusi il disturbo, le ho per sbaglio graffiato la macchina, lascio il mio numero». Ma un controllo sulla propria auto fa scattare il mistero: nessun danno. Strano. Scatta la chiamata: nemmeno il tempo di avvertire dell’assente graffio, che dall’altro capo del cellulare il tono della giovane voce si fa sconfortato. Perché non c’è nessun gesto gentile dietro al biglietto, anzi. «Ricevo continue chiamate, qualcuno usa il mio numero così, lo mette nei biglietti e poi mi perseguitano»: un assedio per Sara (la chiameremo così), commessa di Ostia. In 72 ore, da giovedì scorso, quindici telefonate e non molte gentili. «C’è chi ha provato ad addossarmi un danno dell’auto, chi mi ha urlato contro pensando a una truffa. Ma qui la vittima sono io», racconta la ragazza, incastrata in un’odissea inquietante già da un po’ di tempo. Non sono solo gli assurdi biglietti, nuovo metodo da stalker. La sua auto è stata sfregiata con delle chiavi, ma soprattutto ci sono da registrare gli episodi più sinistri: lei rientra a casa la sera e ignoti si attaccano al citofono per poi sparire. Due ipotesi, entrambe allarmanti. La pedinano o la aspettano sotto casa? Ha provato a chiedere aiuto Sara, anche per tutelarsi da possibili tentativi di raggiri di chi le imputa la macchina danneggiata. Il papà è subito andato dai carabinieri sentendosi rispondere: «Sono cose che succedono, sarà un ex geloso, inutile che denunci».

 

Lo stalker dietro un volto amico

Deve essere la donna però a venire a denunciare, la precisazione dall’Arma che ribadisce il massimo impegno a favore delle vittime di violenze e stalking. Le telefonate non si sono fermate, persone arrabbiate la cercano da ogni zona di Ostia: il padre di Sara ha persino perlustrato il quartiere per cercare di incrociare il persecutore della figlia. Il secondo tentativo di segnalare è scattato in polizia: «Mi hanno detto che non si può sporgere denuncia, perché mancano reato o minacce – riassume lei -. In sintesi mi hanno detto di scoprire da sola chi sia il mio stalker». Allertati della storia, dal commissariato di Ostia è partito l’invito alla giovane a tornare e precisare gli eventi. L’elemento forse peggiore della vicenda per Sara è proprio l’identità ignota di chi la sta molestando: qualcuno che ha il suo numero, un aguzzino nascosto dietro un volto amico. «Mi sento assediata, quando torno a casa mi guardo alle spalle, ho paura perché so che queste cose sono solo l’anticamera di comportamenti peggiori, magari più violenti – sottolinea consapevole Sara -. Se sono qui a parlarne lo faccio per tutte le altre donne, per chi si sente sola: devono sapere che non è così, episodi simili ci riguardano tutte».

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