Ostiawood di Daniele Orazi alla libreria Ubik sabato 27 aprile a Ostia
Daniele Orazi, uno dei più noti agenti cinematografici in Italia, ha pubblicato il romanzo Ostiawood, che vedrà il culmine della prima parte del suo tour italiano alla libreria Ubik sabato prossimo 27 aprile a Ostia in via Misenati 44/46 alle ore 17.
I diritti d’autore saranno devoluti alle associazioni non-profit Every Child Is My Child e Pen Paper Peace.
Immaginate un romanzo che vi sveli tutto il grottesco, la commedia degli errori e le idiosincrazie di quella grande Babilonia che è il mondo del cinema. Immaginatevelo con tinte noir, con un protagonista metà detective metà psicologo delle star, di lavoro agente cinematografico, diviso fra Ostia e il Festival di Venezia. E poi immaginate che ad averlo scritto sia proprio uno dei principali agenti cinematografici in Italia, Daniele Orazi, che firma un romanzo di fiction con riferimenti autobiografici, ma con quella continua autoironia satirica e scanzonata che non porterebbe a pensarlo. Tutto questo è Ostiawood, il primo romanzo di Daniele Orazi nelle librerie già dal 4 aprile, edito da Solferino.
Il protagonista è Andy Schroeder, un agente cinematografico che rappresenta alcuni dei più grandi attori sulla piazza (tutti pseudonimi, ma certi tratti sono ben riconoscibili in tanti attori italiani che ben conosciamo). Lui viene dal nulla, è cresciuto in una Ostia molto simile a quella del cinema di Claudio Caligari. Albino, emarginato, si protegge dal sole e dalle prese in giro rifugiandosi costantemente nelle sale cinematografiche, guardando i grandi cult degli anni ’80, italiani e hollywoodiani, che spaziano da Il marchese del Grillo a Blade Runner. Oggi è un agente affermato e si prepara a una nuova, schizofrenica edizione del Festival di Venezia. Non fosse che strani incidenti cominciano a susseguirsi e lui, che dovrebbe essere il portafortuna di molti, il nichelino da puntare per andare all-in, si ritrova nell’incubo peggiore di qualunque agente: viene accusato di portare sfiga.
Daniele Orazi dice che l’importa autobiografica c’è senz’altro ma che il romanzo non si riduce a questo. Io infatti gli dico che la sua Ostiawood somiglia alla Miami dei detective di Charles Willeford, mi ricorda Tempi d’oro per i morti. Lui ribatte che sì, ci può stare, ma che più che detective lui fa lavoro di empatia con i suoi talenti. Che l’empatia è una delle qualità primarie che qualunque agente cinematografico dovrebbe avere, contro, forse, lo stereotipo nella mente dello spettatore comune.