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Coronavirus, tamponi senza risposta: la Asl Roma 3 avvia una indagine interna

Ritardi anche di due, tre settimane, referti andati perduti, risposte registrate con il cognome sbagliato. Alla Asl Roma 3 è il girone più basso e doloroso dell’inferno tamponi. “Sono entrata in isolamento l’8 ottobre”, racconta la fotografa Jessica Guidi. “L’ 11 ottobre, dopo molte discussioni con l’operatrice del drive in che pretendeva che andassi al drive in mentre il medico mi aveva prescritto il tampone domiciliare perché avevo la febbre a 39, sono venuti a farmi il prelievo, fermi sull’uscio di casa. Poi ho fatto 29 giorni di isolamento: ho dovuto mettere di mezzo un avvocato per riuscire ad avere il risultato del primo tampone, che era positivo.

Conosco medici curanti che sono disperati perché per primi non sanno come aiutare i loro assistiti ad avere i referti. Il problema è che anche sollecitare è molto complicato: pur chiamando il numero Covid della Regione non si riesce ad entrare in contatto con l’Asl e i numeri forniti sono sempre occupati. Le mail per i solleciti (sorveglianza.domiciliare@ aslroma3. it e profilassi.mi@aslroma3. it) non rispondono mai: probabilmente saranno intasate. Il problema è che magari il referto è pronto il giorno successivo al prelievo: ma si perde in giri incomprensibili”. Alcune persone che non ricevevano risposta si sono accorte dopo giorni di insistenza di errori nella trascrizione del proprio cognome. Per altri ancora, niente da fare: la risposta è andata persa.

Una situazione talmente grave da aver spinto il commissario straordinario Giuseppe Quintavalle a ordinare un’indagine interna e ad organizzare una task-force il colmare il quasi incolmabile gap tra l’effettuazione e la risposta al tampone per il covid. Sempre sul fronte tamponi, ieri a Tor de’ Cenci, Ostia, Ariccia, Civitavecchia, Anzio sono partiti con i tamponi rapidi antigenici i primi studi di medici di medicina generale che hanno ricevuto i kit. Ad Ostia su 50 prelievi sono stati individuati 4 positivi asintomatici, persone “con una carica virale ben marcata e che diversamente avrebbero continuato a diffondere il virus”. Venticinque tamponi sono stati eseguiti nel centro anziani di via dell’Idroscalo dal dottor Fabio Valente che lavora in un gruppo di nove colleghi. “Abbiamo parlato con il Municipio che ha dato il suo assenso e gli anziani del centro si sono messi a disposizione. I locali permettono di lavorare in totale sicurezza. A breve saranno disponibili altri quattro centri anziani e questo permetterà di creare l’infrastruttura necessaria ad intercettare il virus prima che si diffonda”, ha detto il medico.

Il sistema basato sui medici di famiglia prevede che chi sospetta di aver avuto contatti con positivi o ha sintomi compatibili con il covid, possa prenotare presso il proprio medico un tampone rapido: il medico comunicherà luogo e data della prestazione. La risposta si ha in mezz’ora: se il tampone è positivo il caso passa al Sisp per le procedure di sorveglianza. Ad Ariccia i tamponi si sono svolti all’ospedale Spolverini dove il team della dottoressa Serena Mastroianni ha intercettato, con i 25 tamponi di cui disponeva, due positivi asintomatici.

Gli altri punti già operativi si trovano a Civitavecchia nell’Ucp (Unità di cure primarie) del dottor Frappoli, nella Asl Roma 2 a Tor de Cenci nell’Ucp del dottor Liberti, ad Anzio nell’Ucp del dottor Nigro. Nei prossimi giorni è programmata l’attivazione di altre decine di studi a Roma e in provincia. Ad oggi i medici di famiglia che hanno aderito al bando regionale sono circa 500, in crescita rispetto ai 350 che risposero al primo avviso.

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